1992-1993

Corso di laurea in pedagogia. Titolo: Il problema della rivoluzione nel pensiero politico del XVIII-XIX secolo. Argomento del corso è stato il confronto fra i progetti di rifondazione rivoluzionaria della società e dello Stato (sia nell’epoca assolutista del “dispotismo illuminato” che nel periodo della Rivoluzione francese) ed una riforma graduale degli ordinamenti (relativamente allo ius publicum europaeum della rappresentanza politica, specifico degli Stati continentali retti da parlamenti o assemblee di stati, e del mondo anglo-sassone). Il punto focale di tale problematica, maturata alla luce delle esperienze che dalla rivoluzione inglese del 1688-89 vanno a quella americana del 1776 ed a quella francese del 1789-95, è stato oggetto delle lezioni dedicate ai momenti ed agli autori più significativi, esposti sulla base del suddetto testo di M. D’Addio.

A motivo del carattere non fondamentale della materia nel contesto degli insegnamenti della Facoltà, si è per altro ritenuto opportuno fornire agli studenti una conoscenza sulla generalità del periodo, più utile per la loro formazione che non aspetti specifici, trattati da testi monografici che in questo contesto avrebbero finito per assumere il significato di un’interpretazione unilaterale. Comunque,  per gli autori trattati in riferimento al manuale (Montesquieu, Rousseau, Madison, Jay, Hamilton, Burke, Kant, Maistre, Bonald, Guizot, Tocqueville, Hegel, Marx, Saint-Simon, Comte, Spencer) si sono letti e commentati i passi salienti, in maniera da illustrare più esaurientemente le questioni teoriche. Testo – Mario D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, vol. I-II.

1993-1994

Corso di laurea in pedagogia, annuale. Materia di insegnamento: Storia della Filosofia politica. Lo stesso argomento del corso precedente è stato ripetuto ampliando l’analisi ed approfondendo la diretta lettura dei testi dei seguenti autori ed argomenti:

  1. divenire storico e continuità: Vico, Montesquieu, Hume, Burke;
  2. il primato della volontà ed il cambiamento radicale: Rousseau;
  3. il presupposto giusnaturalistico dei diritti dell’uomo e la rivoluzione verso nuove dimensioni politico-istituzionali: la rivoluzione americana e lo Stato federale (Hamilton, Jay, Madison); la rivoluzione francese (Sieyès, Condorcet, Robespierre); gli echi della rivoluzione in Germania tra Stato di diritto e Stato nazionale (Kant, Fichte, Humboldt);
  4. individuo, gruppi, società civile e Stato etico: Hegel;
  5. la riflessione su tradizione ed istituzioni liberal-rappresentative: Maistre, Bonald, Constant, Guizot, Tocqueville; f) religione e libertà: Lamennais, Ventura, Rosmini;
  6. gli albori della società industriale tra mito tecnocratico, utopia societaria e rivcoluzione socialista: Saint-Simon, Comte, Owen, Fourier, Marx, Proudhon.

Testo adottato – M. D’ADDIO, Storia delle dottrine pèolitiche, vol. II.

1994-1995

Corso di laurea in pedagogia, annuale. Corso di laurea in scienze dell’educazione, semestrale. Materia di insegnamento per entrambi i corsi: Storia della Filosofia politica. Tema del corso: Il problema dell’ordine politico dopo la Restaurazione.

Con l’istituzione del corso semestrale di laurea in scienze dell’educazione, si è creduto necessario diversificare le lezioni per continuare a seguire anche gli studenti del corso annuale di pedagogia (per i quali la parte manualistica è stata ampliata con la diretta lettura dei testi, dei quali si è fornita fotocopia, onde evitare loro ulteriori aggravi). Comunque, su questa base, il programma è stato rivolto a comprendere le componenti della progettualità democratica nelle diverse correnti che si ispirano al pensiero di autori come Gioberti, Romagnosi, Cattaneo, Mazzini, con particolare riguardo ai nessi (ed alle contrapposizioni) fra le teorie del socialismo “latino” (Proudhon, Sorel  e la revsione italiana del marxismo) e quello di area culturale tedesca (Marx, Engels, Lassalle e la Scuola di Marburgo).

Testo adottato – M. D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, vol. II. Ad integrazione del corso annuale si sono trattati alcuni argomenti dal testo: P.PASTORI, Rivoluzione e continuità in Proudhon e Sorel, Milano, Giuffrè, 1980.

1995-1996

Corso di laurea in pedagogia, annuale. Corso di laurea in scienze dell’educazione, semestrale.

In una ricerca retrospettiva rispetto agli anni precedenti, il tema del corso ha inteso focalizzare alcuni aspetti istituzionali, teoretici ed ideologici connessi alla nascita dello Stato moderno, tra XV-XVIII secolo: cioè, dalla crisi dello Stato cittadino all’avvento dello Stato nazionale (Machiavelli, Bodin), intesa come passaggio dalla società medievale (pluralistica società di corpi intermedi) allo Stato assoluto (monolitico, livellatore, accentratore) e quindi dalle rivoluzioni inglese (del 1688-89) ed americana (del 1776) alla Rivoluzione francese.

Testo adottato – M. D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, voll. I-II. Ad integrazione del corso, oltre ad un seminario sulla storia delle istituzioni rappresentative europee tra medioevo e XVIII secolo, si sono studiati alcuni capitolo dal testo: P.PASTORI, Rivoluzione e potere in Bonald, Firenze, Olschki, 1990.

1996-1997

Il corso si è proposto di sviluppare l’analisi dell’incidenza che nel processo di formazione dello Stato moderno ebbero i modelli costituzionali della Restaurazione, considerati alla luce dei risultati delle riforme settecentesche, della Rivoluzione francese e dei conflitti ideologici dell’epoca napoleonica. In questo contesto, particolare rilevanza ha assunto la rivoluzione costituzionale che fra il luglio 1820 ed il marzo 1821 si svolse in Napoli, irradiandosi in tutto il Regno delle Due Sicilie. Si sono considerati inoltre i diversi modelli istituzionali posti a confronto nel Novimestre rivoluzionario, ripensati attraverso la vicenda della partecipazione del teatino Gioacchino Ventura di Raulica al regime costituzionale. Il corso ha inteso vedere attraverso i protagonisti e la concretezza dei fatti storici le motivazioni delle scelte allora operate fra il costituzionalismo di impronta francese e quello anglo-sassone. Rispetto a quest’ultimo, sono stati analizzati i singolari punti di contatto con le tradizioni parlamentari-rappresentative del meridione d’Italia (la costituzione “anglo-sicula” del 1812). Testi adottati: M. D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, vol. II; P.PASTORI, Gioacchino Ventura di Raulica e la costituzione napoletana del 1820-21, Lecce, Milella, 1997; P.PASTORI, Settecento europeo e riforme. Fra tradizioni rappresentative e rivoluzioni, Firenze, Polistampa, 1996.

Ai non frequentanti è stata richiesto anche lo studio dei primi quattordici capitoli di: M. D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, Genova, Ecig, 1996, vol. II.

Nello stesso anno accademico, nell’ambito del Corso di perfezionamento del Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Lecce,  intitolato La Filosofia e le sue storie, si sono svolte alcune lezioni sul tema del Tradizionalismo di area culturale francese fra Rivoluzione e Restaurazione (di cui l’estratto della pubblicazione figura nel relativo elenco).

1997-1998

(Corso di laurea in Scienze politiche. Materia di insegnamento: Storia delle Dottrine politiche). Il corso si è basato sull’analisi della fase di transizione dall’Antico regime ai profondi cambiamenti culturali, ideologici ed istituzionali che si espressero nell’età delle rivoluzioni in America ed in Europa, per poi codificarsi in una nuova visione dell’ordine politico, dalle articolazioni del resto molto diversificate, ma tutte in una misura o nell’altra in antagonismo con le ancora forti pulsioni retrograde e reazionarie degli imperi continentali.

Seguendo un tale antagonismo fra modelli istituzionali se ne sono considerati i riflessi sul piano delle idee politiche, secondo contrapposte polarità culturali, ideologiche e programmatiche. Da un lato, si è illustrata la visione della società come insieme di una pluralità di ceti, di corpi titolari di specifiche funzioni politiche, in riferimento ad un ordine politico costituito dalla distinzione e dell’interazione dei singoli ruoli, e quindi incentrato sulla rappresentanza politica. Dall’altro lato, si è considerata la concezione della società come qualcosa di uniforme, di livellato, in funzione della centralizzazione del potere (nelle sue differenti ma omologhe configurazioni democratico-radicali, oppure monarchico-assolutistiche). In sostanza, sul piano delle dottrine politiche e dei programmi di azione, si sono riconsiderati per un verso (su di un versante, che definiremmo pluralista), i modelli del federalismo, della monarchia costituzionale, del costituzionalismo liberale; e per l’altro versante, si sono visti i sistemi monocratici, lungo l’inquietante linea dei totalitarismi di vecchia e nuova matrice. Testi adottati: Mario D’ADDIO, Storia delle Dottrine politiche. Genova, Ecig, 1997, vol. II; Paolo PASTORI, Settecento europeo e riforme. Fra tradizioni rappresentative e rivoluzioni. Firenze, Polistampa, 1996.

Nello stesso anno accademico, partecipando al Corso di perfezionamento (intitolato: Concezioni filosofiche della libertà) tenutosi presso il Dipartimento di filosofia dell’università degli Studi di Lecce) si sono tenute lezioni sul tema: La libertà fra origini, istituzioni e progresso. Il superamento del tradizionalismo in P.S.Ballanche (anche di questo l’estratto è indicato nell’elenco delle pubblicazioni).

1998-1999

(Corso di laurea in Scienze politiche. Materia di insegnamento: Storia delle Dottrine politiche).

Nel corso monografico si è voluta ricordare in positivo ed in negativo la ricorrenza del bicentenario della Rivoluzione napoletana del 1799. Lungo tale linea si sono cercati i motivi meno immediati e quindi meno studiati di questo momento particolarmente drammatico della transizione dall’Antico regime alla Restaurazione nel Mezzogiorno d’Italia. In simile prospettiva si sono dunque focalizzate alcune delle motivazioni che determinarono la lunga eclissi, quando non l’irreversibile scomparsa, di istanze e progettualità provenienti da ceti sociali già attivamente avviati a porsi come classe politica. Si è visto come incisero negativamente molteplici fattori. Da un lato, vi furono le contingenti polarità, le preconcette dicotomie interne alla società di questo come di ogni altro Stato pre-unitario italiano, e quindi spinte radicali contrapposte a reazionarismi di vario tipo. Dall’altro, si sono valutati gli oggettivi interessi nazionali delle maggiori Potenze, che videro nelle istanze italiane di libertà, di rappresentanza parlamentare e di indipendenza nazionale un pericolo per la loro egomonia politica o economica, e lo combatterono decisamente, talvolta dimenticando le promesse fatte durante il confronto contro la Francia rivoluzionaria e l’Impero napoleonico, le speranze innescate di un rinnovamento politico delle libertà e dell’indipendenza.

Test adottati – M. D’ADDIO, Storia delle Dottrine politiche, voll. I-II; Vincenzo CUOCO, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Milano, Rizzoli.

1998-1999

Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.

1999-2000

Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.

2000-2001

(Corso di laurea in Scienze politiche. Materia di insegnamento: Storia delle Dottrine politiche). L’argomento del corso è stato lo sviluppo dell’idea politica dall’età classica all’inizio dell’età contemporanea. Pertanto, si sono considerati i principali momenti di tale processo: sia i più lontani antefatti della democrazia greca, della repubblica e dell’impero romano; sia il contrasto medievale fra l’ Impero romano-germanico, il Papato ed i  liberi comuni; sia l’avvento delle Signorie e delle monarchie assolute.

In questa linea di svolgimento (improntato alla continuità, pur nel discontinuo di involuzioni e cesure) trovano definizione, come una risultante di tale processo, le principali posizioni teoriche che nel Settecento precedono o si compiono nella Rivoluzione francese. Sotto questo profilo si è inteso evidenziare un preciso significato dei modelli di una possibile alternativa riformista in senso non assolutistico, seguita da quegli Stati che (nel corso del contrasto che li oppone all’Impero napoleonico) si strutturarono secondo un sistema parlamentare-rappresentativo.

Per la parte monografica, proseguendo  le materie trattate negli anni precedenti, in questo corso si è preso a punto di riferimento iniziale il nesso che sussiste – nella svolta fra XVII-XIX secolo, dall’ antico regime all’ epoca rivoluzionaria –  tra la situazione militare, la politica internazionale ed i loro riflessi sulle formulazioni ideologiche e sulla realizzazione dei diversi programmi a confronto. Testi adottati: Per la partre istituzionale: Mario D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, Genova, Ecig. 1997, voll. I-II. Per la parte monografica: Manlio PAGANELLA, Alle origini dell’Unità d’Italia. Il progetto politico-costituzionale di Melchiorre Gioia, Milano, Edizioni Ares, 1999; Vincenzo CUOCO, Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli, Milano BUR, 1999.

2001-2002

In questo anno accademico si sono tenuti due distinti corsi per le 60 ore e per le 30, in seguito distinti come laurea quadriennale e diploma triennale.

Per la parte istituzionale si sono esaminati i principali momenti della storia del pensiero politico occidentale, dall’antichità classica all’epoca contemporanea, relativamente allo sviluppo che culmina nella genesi dello Stato moderno. La parte monografica ha invece avuto come tema quello delle molteplici anime del socialismo nel XIX secolo, secondo le diverse impostazioni date dal marxismo, dal socialismo neo-kantiano e dal cosiddetto ‘socialismo francese’, con particolare riguardo a Proudhon e Sorel.

Da qui particolare attenzione è stata data al problema della violenza in rapporto alla politica, quale risulta trattato nelle Réflexions sur la violence di Georges Sorel (1847-1822), nodo ideologico fra tutte le componenti del socialismo ottocentesco (sia utopistico, marxista, neo-kantiano), che in qualche misura hanno avuto dei riflessi anche sul totalitarismo sovietico e sul regime fascista.

Testi adottati – Per la parte istituzionale:  Mario D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, Genova, Ecig. 1997, voll. I-II. Per la parte monografica: Georges SOREL, La decomposizione del marxismo, Roma, €pa Libreria editrice, 2001; Paolo PASTORI, Georges Sorel dal conservatorismo alla rivoluzione, Camerino, Easypark, 2002; Paolo PASTORI, I convergenti percorsi di Antonio Labriola e Georges Sorel verso la rifondazione etica della politica, Lecce, “Quaderni di Arché. 1”, 2002.

2002-2003

Tali programmi vengono qui di seguito descritti distinguendo quelli di Storia delle Dottrine politiche [qui sub I], da quelli di Scienza politica [qui sub II], svolti a titolo gratuito a partire da questo anno accademico 2002-2003.

I) [Storia delle dottrine politiche] Parte istituzionale: a partire da quest’anno, opportunamente distinto per la laurea quadriennale ed il diploma triennale, il programma è risultato ampiamente ridimensionato, con l’adozione della versione ridotta ad un volume del manuale qui sotto indicato, che negli anni precedenti era di due volumi.

Parte monografica: il presupposto di fondo è stato la riconsiderazione critica di un luogo comune storiografico (riflesso di un’ideologia dominante, perpetuatasi attraverso Unità, fascismo, post-fascismo) per cui si è in sostanza privilegiato il primato dello Stato centrale, sulle autonomie, sui regionalismi e federalismi. Di contro, nel corso monografico si sono ripercorse indagini recenti che hanno rivelato come il codiddetto “triennio giacobino” (fra 1796-99) non avesse più niente delle iniziali rivendicazioni rivoluzionarie di libertà e di diritti universali, ma fosse in realtà l’ espressione di una repubblica conquistatrice, dittatoriale, militarista, avviata a metamorfosarsi nel regime consolare di Napoleone e quindi nell’Impero. Pertanto, si sono visti in particolare quegli studi che hanno posto in luce il significato della lunga serie di insurrezioni popolari avvenute ovunque nella Penisola fossero giunte queste armate del Direttorio di Parigi.

D’altro canto, nel corso si è anche voluto porre in chiaro come anche in questa nuova storiografia (quantunque più attenta ed informata) persista una qualche difficoltà a valutare esattamente il significato di tali insorgenze, di cui appunto abbiamo considerato le testimonianze di una ferma volontà di resistenza. In questa, però, non appare dominante un immediato desiderio di ritorno sotto gli antichi sovrani, ma più spesso l’intenzione di un recupero di tradizioni di comunitarismo e persino di federalismo. E queste sono le istanze che erano state a lungo represse sin dall’imporsi dello Stato moderno nel XVI secolo, con la specifica configurazione autoritaria, assolutista, dispotica, livellante e centralizzatrice.

Testi adottati – Per la parte istituzionale: Mario D’ADDIO, Storia delle dottrine politiche, Genova, Ecig, 2002. Per la parte monografica: Paolo PASTORI, Frammenti di un altro 1799. Comunità e  federazione nella resistenza delle popolazioni italiane alle armate “giacobine”, Torino, Giappichelli, 2002.

II) [Scienza politica] Muovendo dal postulato che  il campo di indagine della scienza politica sia l’analisi del fenomeno politico quale si è concretamente realizzato nel corso della storia (al di là, cioè, di teorie idealistiche) , nel corso si è dapprima seguita la linea interpretativa che (sulla base degli studi di Norberto Bobbio, Giovanni Sartori e Alessandro Passerin d’Entrèves) pone una netta contrapposizione fra questa disciplina, definita anche come “scienza empirica della politica”,  e la filosofia politica. Si è pertanto inteso porre in evidenza agli studenti come proprio dalla filosofia politica vengano elaborati quei valori e quella progettualità politica che (al di là di utopismi idealistici) comunque non sono dati  nell’esperienza e vi debbono appunto essere introdotti nel senso della creazione di un sistema di idealità, razionalità ed eticità.

Nel corso ci si è comunque proposti di sottolineare come una tale contrapposizione risulta oggi troppo radicale. Pertanto, si è mostrato come anche nell’ambito della scienza politica sembra ormai ineludibile il raffronto fra ideali, valori, ideologie, da un lato, e – dall’altro – l’oggettiva dimensione storica, l’effettiva esperienza politica.

Si è dunque posto in evidenza come idealità ed empiria non vadano considerate come due mondi contrapposti ed incomunicabili, ma come dimensioni da riconnettere, distinguendone le rispettive peculiarità ma anche le necessarie correlazioni ed interazioni. In questo senso, si è visto come già nello sviluppo della scienza politica, fra Otto-novecento, vi siano stati significativi tentativi di riconfrontare  effettivamente empiria e spiritualità, pratica ed idealità, prassi ed ideologia.

Su queste basi, nel corso è stata quindi delineata –  quantunque sommariamente, per linee generali – la storia di questo sviluppo della scienza politica. Dalla proposta di Ludwig Karl von Haller di restaurare in senso conservatore-reazionario la scienza politica (peraltro dopo la temperie di radicalismo razionalistico e dogmatismo moralistico della rivoluzione giacobina) si è poi considerata la scientificità dell’asserzione di Karl Marx di voler superare ogni alienazione idealistica in nome di una ritrovata sintesti fra idee e realtà, fra teoria e prassi, attraverso la rivoluzione proletaria.

In questa angolazione di ricerca, la seconda parte del corso ha riproposto a livello monografico alcuni tratti salienti della suddetta vicenda, per la quale la scienza politica del XIX secolo è partita dall’idealismo critico di Kant e dall’idealismo assoluto di Hegel per giungere in una prima fase all’empirismo di Herbart. Da qui, si è visto come in termini di scienza politica alcuni orientamenti teorici abbiano avuto ad oggetto l’analisi del primato della prassi scientifico-tecnologica teorizzato da Marx e dalla sua scuola, lungo una linea che poi è sfociata in due divergenti approdi critici, sia filosofici che politici.

Da un lato, quello della pretesa scientificità politica del marxismo (in Antonio Labriola) e dall’altro quello dell’individuazione (per opera di Georges Sorel) di un’etica sociale da realizzare con la rivoluzione, espressione di un’idea etica che si fa realtà storica, di una teoria politica che si fa prassi sociale ed economica.

Testi adottati – Appunti delle lezioni, messi a disposizione degli studenti presso la Biblioteca della facoltà; Paolo PASTORI, Da Atene a Napoli, via Marburgo-Treviri. L’tinerario di  Antonio Labriola e di Georges Sorel verso la rifondazione etica della politica. Trepuzzi (Lecce), Publigrafic Edizioni, 2002.

2003-2004:

I) [Storia delle dottrine politiche] Invariato rispetto al precedente, sia per il fatto che il suddetto testo Frammenti di un altro 1799. Comunità e  federazione nella resistenza delle popolazioni italiane alle armate “giacobine”, è apparso a fine dicembre 2002, per cui più compiutamente il  programma avente ad oggetto tale ricerca è stato svolto nell’anno accademico 2003-2004, sia in quanto il docente ha dovuto preparare per il corso di Scienza politica fattosi affidare per esigenze di bilancio della Facoltà..

II) [Scienza politica] Invariato rispetto al precedente.

2004-2005:

I) [Storia delle dottrine politiche] Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.

II) [Scienza politica] Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.

2005-2006:

I) [Storia delle dottrine politiche] Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.

II) [Scienza politica] Programmi sostanzialmente invariati, per la preparazione dei testi di cui si è fatto cenno nella parte relativa alla ricerca scientifica.